In seguito a molti studi, nel gennaio 1929 fu posta in vendita una nuovissima media frequenza per valvole a griglia schermata con accensione a corrente continua, la quale, mentre per le caratteristiche costruttive era assolutamente uguale a quelle per valvole a tre elettrodi, ne differiva sostanzialmente, dal lato tecnico, sia perché composta di un filtro e di soli due stadi di amplificazione, sia per taratura completamente diversa. Con questo tipo di media frequenza si poté ottenere una grandissima selettività grazie ad uno speciale studio del tipo di filtro e dei trasformatori di media frequenza ad aria ed anche per la fortissima resistenza interna delle valvole a griglia schermata. Tutte le medie frequenze prodotte dall’ Antonini & Dottorini venivano vendute con l’apposito schema costruttivo onde facilitare al radioamatore il montaggio dell’apparecchio ricevente.
Più complicato fu lo studio di un apparecchio completamente alimentato a corrente alternata in quanto doveva rispondere a criteri assolutamente commerciali ed affatto dilettantistici. Dobbiamo però registrare che «il numero degli esemplari venduto non fu rilevante date le difficoltà finanziarie per la costruzione in gran serie di apparecchi radiofonici». La magra consolazione fu comunque che la An-Do si ritenne «soddisfatta della propria produzione in quanto che, sia dal lato tecnico che costruttivo, non ha avuto a riscontrare difetto alcuno e tutti i clienti si sono dichiarati contenti dell’acquisto».
Fu in seguito a tali confortanti attestazioni e risultati che nel 1929, appena trasferita la ditta in locali più adeguati alle esigenze del momento in Corso Vannucci 14 sempre a Perugia (Palazzo Donini), venne lanciato il tipo di media frequenza schermata interamente ed un rinnovato apparecchio ricevente, il Modello 600. Visto che il radioamatore trovava grande difficoltà nel complesso problema dell’alimentazione, e dato che il commercio era ormai provvisto di una seria produzione di valvole a corrente alternata, la An-Do arricchì la propria produzione di una media frequenza per valvole a griglia schermata con accensione a corrente alternata. Questa media frequenza, pur mantenendosi negli stessi criteri costruttivi delle altre, presentava caratteristiche di maggiore rendimento e di oltremodo grande facilità di applicazione.
LA PREMATURA FINE 1930
Molto più complicato fu lo studio dell’apparecchio completamente alimentato a corrente alternata e che rispondesse a dei criteri assolutamente commerciali ed affatto dilettantistici. La ditta perugina applicò al proprio apparecchio un trasformatore di entrata con prese multiple a 110, 125 e 150 volt, abbandonò i comandi per i condensatori variabili con sistemi a frizione, tarò il tamburo delle graduazioni in lunghezza d’onda, mentre per quanto riguarda la tecnica, ricorse all’applicazione dei filtri di banda. Ben lungo periodo di tempo occorse, sia per studio che per prove successive, mentre anche una conseguente forte spesa finanziaria obbligò la ditta a non pochi sacrifici e tutto questo non poteva che ribaltarsi sul prezzo di vendita degli apparecchi. «Quando le parti che compongono un apparecchio sono costruite con coscienza e sono frutto di lunghi studi non possono costare poco, ma vi daranno la garanzia di un perfetto e perenne funzionamento». Per quanto riguarda il lato costruttivo, la ditta provvedeva alla costruzione di tutto il complesso dell’apparecchio il quale, nella quasi totalità delle sue parti, era costruito nei suoi laboratori. Questo tipo di apparecchio, che già raccolse molto plauso alla 1° Mostra Nazionale tenutasi a Milano dal 10 al 20 ottobre 1929, trovò ampio favore tra tutti i clienti a cui era stato presentato. Questo fatto fece ben sperare in un ottimo sviluppo nella stagione radiofonica che stava per cominciare. Ma non fu così. Il costoso “modello 600” decretò, molto probabilmente, la fine della gloriosa ditta perugina. Infatti non sono noti ulteriori apparecchi oltre a questo modello, peraltro rarissimo, che rappresenta il canto del cigno. Se vogliamo ragionare con obiettività, bisogna riconoscere che gli ingenti investimenti erano stati finalizzati per lo studio, lo sviluppo e la fabbricazione di un apparecchio che quando vide la luce (1929-30) era già obsoleto per l’epoca. Erano anni di fervente e velocissimo sviluppo della radiofonia mondiale, e sul mercato già vi erano apparecchi esteticamente e tecnologicamente più moderni e a buon prezzo, sicuramente con circuiti più semplici, selettivi e con l’altoparlante incorporato. Il flop commerciale di questo ultimo modello e l’ingente spesa da sostenere per nuovi apprestamenti d’officina e lo studio di apparecchi più moderni, non consentirono all’azienda Perugina di restare ancora sul mercato a lungo, dovendo inoltre, fronteggiare pure una concorrenza agguerrita, specialmente d’oltreoceano. Non sappiamo l’anno esatto di chiusura dello stabilimento, ma dopo il 1930 non troviamo documenti ed articoli riguardanti l’attività della Ad-Do.