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Società Radio Vittoria - Torino

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Della Società Radio Vittoria degli ingg. Pitari e Conti di Corso Bolzano, 14 (già Corso Grugliasco) di Torino, in mancanza di ricerche approfondite presso l’Archivio di Stato di Torino dove sono conservati i registri d’Impresa della Camera di Commercio, conosciamo ben poco. Da un raro catalogo del 1928 si evince che la gloriosa azienda piemontese nacque quando “in Italia la radiofonia cominciava a farsi conoscere attraverso l’unica stazione di Milano” affermazione che getta ancora più ombra sulle origini di questa piccola azienda. Infatti se consideriamo la nascita delle radio ufficiali, si dovrebbe parlare di  Roma e non di Milano.  Nel giugno del 1923 iniziarono le trasmissioni sperimentali della prima emittente italiana, il Radio Araldo di Roma, gestito dall'ingegner Ranieri, che nel successivo agosto ottenne una concessione provvisoria per trasmissioni radiofoniche sperimentali. Le trasmissioni radiofoniche regolari iniziarono invece alle ore 21 del 6 ottobre 1924, dall’auditorio di via Maria Cristina 5 in Roma attraverso la stazione da 1,5 kWh di potenza. Se allarghiamo però la storia alle trasmittenti private, allora le cose cambiano. Quella di Erminio Donner  Flori è la storia di un vero e proprio pioniere che, interessato a tutte le nuove tecnologie, realizza nella propria casa di Milano un laboratorio sperimentale di radiotecnica. La stazione, assemblata con apparecchi industriali e completa di una grande antenna sul tetto, venne impiegata nel 1923 per trasmettere parole e musica suonata con un grammofono. Ancora non esistono emittenti pubbliche né compagnie private. Un decreto del regime fascista stabilisce che l’impianto e l’esercizio delle radiocomunicazioni sono riservati allo Stato. L’iniziativa del primo vero e proprio pioniere dell’etere italiano viene immediatamente bloccata. Ad ogni modo, si può supporre che la Radio Vittoria, venga fondata fra il 1923 e il 1924. Essa seppe fin dall’inizio affermarsi brillantemente per i suoi speciali sistemi di lavorazione in serie che le consentirono di offrire al mercato italiano dei prodotti ottimi a prezzi che allora parvero miracolosi. Tutti i prodotti Radio Vittoria venivano costruiti completamente in Italia da tecnici e operai italiani. Ciò naturalmente le attirò le ire di quei commercianti che trovavano nel prodotto importato dall’estero un lucro maggiore, e che cercarono quindi di svalorizzare il frutto della genialità e del lavoro italiano ripetendo a iosa il troppo sfruttato assioma che per gli apparecchi radio, prezzo e qualità sono due valori inversamente proporzionali. Venne a buon punto il Concorso Internazionale Radiofonico della Fiera di Padova del 1926 che segnò un brillante trionfo dell’Industria Nazionale. Un piccolo tre valvole di serie, costruito dalla Radio Vittoria, l’R.V.3, battè nettamente tutti i ricevitori presentati, tra i quali figuravano ottimi apparecchi americani a 5 e 6 triodi con capacità neutralizzata, e per selettività, potenza, sensibilità e facilità di manovra venne classificato primo assoluto e fu premiato con due Medaglie  d’Oro. Trionfo meritato, raggiunto attraverso lunghe prove, a duri sacrifici resi possibili soltanto da una disinteressata passione del proprio personale tecnico. Alle affermazioni tecniche si accompagnarono le affermazioni commerciali e, si vide forse per la prima volta l’industria Italiana portare sui più lontani mercati esteri i propri accessori ed apparecchi radiofonici. Il marchio Radio Vittoria già ben noto in Italia venne conosciuto ed apprezzato dai tecnici dell’Argentina, del Brasile, dell’Uruguay, della Turchia, dell’Albania, della Polonia, per citare solo i principali sbocchi. Anche nelle competizioni Internazionali la Radio Vittoria ottenne lusinghieri successi. Basti ricordare quello dell’Esposizione di San Paulo del Brasile del 1927. In Italia quello di Padova 1926-1927 con due Medaglie  d’Oro, alla Mostra della Donna e del Bambino di Torino 1927 con Grande Targa (massima onorificenza), alle Fiere di Milano 1926-1927-1928 ed all’ultima Esposizione di Torino del 1928 destò la più viva ammirazione coi propri prodotti che riportarono le massime onorificenze. Il Concorso indetto per la fornitura di apparecchi riceventi alle Sezioni del Dopolavoro Ferroviario venne vinto dalla Radio Vittoria in competizione con le primarie case, accaparrandosi la fiducia anche di una gran parte di Enti Statali e Parastatali. Si deve riconoscere che il merito primo della Casa Torinese fu quello di perfezionare continuamente i propri prodotti curandone innanzitutto le qualità tecniche e solo in secondo luogo la finitura esterna, “in modo da poter contrapporre ai modelli che ci giungono da oltreoceano dei modelli che, sempre a parità di costo, siano nettamente superiori”. Il 1927, come accadde anche per la concittadina SAIR, fu un anno di intenso sviluppo. La sempre crescente richiesta di prodotti Nazionali permise alla Radio Vittoria di ampliare gli impianti, rimodernizzando l’organizzazione tecnica ed aumentando la produzione in modo da poter prontamente soddisfare le ordinazioni. Addirittura il 30 ottobre 1927, in occasione del discorso commemorativo della Marcia su Roma tenuto a Torino da S.E. l’On. Ciano Ministro delle Comunicazioni, la Soc. Radio Vittoria si rese disponibile a provvedere all’istallazione di un potente impianto fonico che a mezzo altoparlanti diffuse in tutta la vastissima piazza Vittorio Veneto la “parola alata e scultorea del glorioso oratore”. Due microfoni situati sulla tribuna costruita nel centro della piazza raccolsero con efficacia costante, data l’opportuna loro disposizione, la voce energica del Ministro. Un amplificatore a valvole, appositamente studiato e costruito dalla Radio Vittoria, aveva il compito di amplificare la corrente microfonica e di alimentare quattro altoparlanti SAFAR del tipo Gigante posti agli angoli della piazza. L’esperimento non comune riuscì perfettamente, così che le Camice Nere, i sindacati e il popolo, in tutto circa centomila persone, adunate in Piazza Vittorio Veneto poterono, da qualsiasi punto di essa, “udire in modo fortissimo e chiarissimo l’avvincente discorso e tutto seguirlo senza perderne una sillaba”. 




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