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S.I.T.I. Società Industrie Telefoniche Italiane Doglio - Milano

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L’azionista Giuseppe Doglio prende la parola ed espone quanto segue.
Espone vivo compiacimento per il fatto di ritrovare alla presidenza della SITI l’Egregio Commendatore Ing. Ariberto Castelli che ne fu già il presidente nell’aureo periodo in cui l’industria, superate le difficoltà della riorganizzazione del dopo guerra, si avviava alla graduale presa di possesso ed al riscatto del suo grande mercato naturale con il viatico di una importantissima convenzione decennale con al casa Siemens di Berlino ed un forte lavoro assicurato per almeno un primo quinquennio.
I vecchi azionisti fondatori della SITI sono tuttora grati all’egregio Comm. Castelli.
Se la SITI non fosse stata dotata di una straordinaria vitalità non avrebbe potuto resistere sette anni ai continui cambiamenti di amministratori ne avrebbe potuto ciò malgrado restituire al Banco di Roma i quarantanove milioni da esso finanziati nonché il buon numero di milioni di interessi ed ancora fare sempre onorevolmente fronte a tutti gli altri suoi impegni e tutto ciò con le sole proprie forze perché nessuno più dal 1923 ad oggi le ha portato una sola lira di nuovo capitale.
I vecchi azionisti sono certi che il Comm. Ing. Castelli quando abbia preso visione dei procedimenti usati dalle successive amministrazioni per arrivare a spogliarli completamente del loro patrimonio, debba cercare di trarre dalle attività che ancora rappresenta la SITI il massimo profitto e non saprà rimanere sordo alla voce di equità e giustizia.
Non serve mettere a verbale insistendo ulteriormente sui criteri con cui fu condotta la SITI dal suo Amministratore Delegato Ing. Giacomo Levine. Lo stato attuale dell’industria è più che sufficiente a dimostrare le verità di quanto sopra.
E così questa bella e fiorente industria già ragione di così vive preoccupazioni per l’industria straniera è oggi ridotta alla mercè della speculazione ed ha cessato di rappresentare lo strumento di emancipazione e grandezza avvenire del paese come una delle intenzioni dei suoi fondatori e come già era riuscita a diventare.
 
Vista la situazione preoccupante della SITI, nel 1926 la Siemens era disposta ad accettare una transazione in lire 375.000 oro invece nel 1929 la SITI ha lei pagato 2.000.000 lire italiane attraverso il vice Presidente Friedman residente a Berlino in quanto nel frattempo la società ebbe un assestamento con aumento di capitale a lire 12.000.000.
Per risanare l’azienda, nel 1929 fu effettuata la rivalutazione degli immobili nel bilancio annuale.
Ma il conto profitti-perdite di quel bilancio fu presentato mutilato per nascondere il giro contabile eseguito per l’aumento degli immobili.
Il conto profitti-perdite ufficiale del bilancio 1929 portava i seguenti totali:
  • Perdite = £ 1.584.936,05
  • Profitti = £ 1.507.162,20
Mentre il conto profitti-perdite vero doveva avere:
  • Perdite = £ 3.584.526,00
  • Profitti = £ 3.507.162,20
 
Visto il bilancio al 31 dicembre 1930 risulta che anche l’esercizio 1930 l’Amministrazione ha continuato  nel sistema di preoccuparsi più dei privati interessi e di speculazioni personali che degli interessi della Società e che l’Industria Italianissima creata vittoriosamente salla SITI è stata deliberatamente soffocata da una direzione apparentemente italiana effettivamente straniera.
Inoltre si hanno seri e fondati motivi di ritenere che il capitale di 12.000.000 di lire portato in bilancio non sia stato realmente versato poiché la copertura di esso sarebbe avvenuta per 10.500.000 lire.
Si sottopone tutta la gestione della Società SITI dal 1924 ad oggi (24 aprile 1931) ad una severa inchiesta tecnica, contabile e morale da parte di una Commissione di tre membri (uno dalla minoranza, uno dalla maggioranza degli azionisti e uno dal Tribunale di Roma).
L’esercizio del 1930, nonostante tutto, ha avuto un andamento migliore del precedente e per quanto non sia possibile parlare ora di distribuzione di dividendo, tuttavia se la crisi mondiale non farà risentire più fortemente le sue conseguenze, possiamo sperare in prossimi risultati di esercizio migliori dell’attuale.
La fatturazione del 1928 è stata di 7.500.000 di lire e nel 1929 di 8.500.000 di lire e per il 1930 si è aggirata sugli 11.000.000 di lire.
Nel ramo telefonico abbiamo espletato importanti ordinazioni per telefoni automatici comuni, per apparecchi intercomunicanti, per apparecchi a propagamento, con piena soddisfazione  delle Società concessionarie che apprezzano il nostro continuo sforzo per migliorare sempre più tecnicamente i nostri prodotti che da questo lato non temono la concorrenza estera, che si accanisce contro di noi con l’unica arma possibile che è quella di ribassare continuamente i prezzi e di dare quotazioni non certo proporzionate ai prezzi di costo.
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