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S.I.T.I. Società Industrie Telefoniche Italiane Doglio - Milano

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La SITI fu fondata dall’Ing. Giuseppe Doglio e dall’Ing. Riccardo Pecorini il 2 gennaio 1914 con sede in via Burigozzo, 3 a Milano con 50.000 lire di capitale. Nel 1919, a seguito della riconversione postbellica, la SITI versò nelle casse della Società Anonima Cesare Greco 650.000 lire contro conferimento del suo stabilimento di via Nino Bixio 24 sempre a Milano. Grazie a questa grande riorganizzazione societaria, la costituzione di due filiali, e l’ampliamento delle aree produttive, dal 1920 la SITI mise in piedi un modesto laboratorio e poi, successivamente, un reparto destinato a studiare le costruzioni radiotelegrafiche e radiotelefoniche.Fu ingaggiato come condirettore dell’Ufficio Costruzioni assieme all’ing. De Colle e dell’ing. Simonetta nientemeno che l’ing. Ernesto Montù, assunto il 1° maggio 1921 con uno stipendio mensile di ben 1.500 lire! le sue indagini pazienti, le sue costruzioni di graduale perfezione e i suoi brevetti di apparecchi radiotelefonici trasmittenti e riceventi permisero alla SITI di fondare un nuovo marchio dedicato, la S.A.R.I Società Anonima Radiotelegrafica Italiana avente sede allo stesso indirizzo della S.I.T.I. che, dopo brevissima vita, fu riassorbita dall’azienda madre che proseguì, comunque, la produzione con proprio marchio.  Grazie ad un’importantissima convenzione decennale con la Siemens-Halske di Berlino e in base alle previsioni di vendita di numerosi apparecchi per il Broadcasting che avrebbero dovuto impegnare la ditta a partire dal 1924, anno di inizio delle radiotrasmissioni circolari in Italia, si decise di costruire un grandioso stabilimento in via Giovanni Pascoli, 14 a Milano (Fig. 1) dove si sarebbe trasferita l’intera produzione (telefonica, radiotelegrafica e radiotelefonica) secondo criteri più moderni e di più largo respiro. Questo fabbricato che sorgeva su un’area approssimativa di 15.000 mq era caratterizzato da due edifici principali, il primo dei quali, fiancheggiato da due altri di minor mole e ad un piano, accoglieva al piano terreno tutti gli impianti per la produzione meccanica, al secondo le sale di montaggio, nell’ala destra tutte le lavorazioni speciali e sussidiarie. Il secondo dei fabbricati comprendeva i vari reparti di fabbricazione del legno e i vasti sotterranei immagazzinavano le materie prime e il materiale di consumo e di scorta. Sempre al piano terreno dell’edificio centrale vi erano i magazzini dei manufatti, il laboratorio e la sala degli esperimenti e, presso l’ingresso dell’edificio, gli uffici di manodopera; gli altri di direzione generale, di amministrazione, di direzione tecnica, di contabilità, ecc… erano al piano superiore. Nel 1924 la Società accoglieva più di 600 operai e quasi 100 addetti agli impieghi vari oltre ad un notevole gruppo di ingegneri e tecnici diplomati. La S.I.T.I., per tenacia di studio e valore di esperimentatori, riuscì a porsi in grado, nel 1921, di fornire i primi prodotti radiofonici finiti che «non mancaron d’incontrare il giudizio più lusinghiero e il favore più largo dei competenti». Il costante perfezionamento dei primi dispositivi assicurò alla S.I.T.I. una sempre crescente richiesta da parte della sua clientela, per far fronte alla quale venne attuata la produzione di serie, come il Tipo R4 (Fig. 2), apparecchi in gran parte coperti da brevetti propri.

«Quattro anni di paziente, alacre ed appassionato lavoro ci hanno posti in grado di produrre un materiale che può tecnicamente uguagliare e superare quello delle più rinomate Case straniere. La nostra produzione rappresenta una bella vittoria della industria nazionale. Completamente italiani sono i nostri capitali, i nostri tecnici, le nostre maestranze, i nostri brevetti. […] Di queste evidenti benemerenze dell’industria nazionale si è reso conto il Regio Governo il quale, con Regolamento al Regio Decreto 8 febbraio 1923 ha finalmente imposto sugli apparecchi della concorrenza straniera una notevole tassa fiscale».

Fin dal 1923-24 la SITI produsse, grossomodo, la stessa tipologia di apparecchi caratterizzati dalle valvole disposte a vista esternamente e relative bobine intercambiabili, spingendosi, testardamente, fino alle soglie del 1929-30, quando oramai, tali apparecchi erano completamente sorpassati tecnologicamente. Fu così che improvvisamente la SITI si impose, in occasione delle varie fiere di settore, con nuovissimi apparecchi interamente in metallo come il 40a, il 40b (vincitore del primo premio al concorso di Padova) e il 40c, stupendo i visitatori con l’apparecchio “di Gran Classe” modello 50 a 5 valvole di cui 3 interamente schermate, dotato di comando unico, ultrasensibile, ultraselettivo, ultrapotente e senza alcuna antenna esterna! (Fig. 3). Questo cambiamento di rotta, sicuramente di rottura con il passato, fu imposto dal nuovo Presidente della Società, il Comm. Ing. Ariberto Castelli “[…] che ne fu già il presidente nell’aureo periodo in cui l’industria, superate le difficoltà della riorganizzazione del dopo guerra, si avviava alla graduale presa di possesso ed al riscatto del suo grande mercato naturale […]” dopo anni di disastrosa gestione da parte dell’Amministratore Delegato Ing. Giacomo Levine. Infatti come spiega direttamente l’azionista fondatore Giuseppe Doglio durante l’assemblea del 24 aprile 1931 “questa bella e fiorente industria già ragione di così vive preoccupazioni per l’industria straniera, grazie all’ing. Levine, è oggi ridotta alla mercè della speculazione ed ha cessato di rappresentare lo strumento di emancipazione e grandezza nell’ avvenire del paese come una delle intenzioni dei suoi fondatori e come già era riuscita a diventare”. Infatti Doglio si riferisce
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