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Radio Ravalico

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Imbriani 16, sempre a Trieste, dove nel frattempo la ditta si è trasferita. Sono di questo periodo apparecchi della serie 50, 51, 52, 53, 58 e 60 compresa la Super 58 e 58H (Fig. 15-16-17-18-19). Dal 1928-29 la ditta Triestina va alla deriva abbracciando definitivamente lo stile americano. Si intraprese, infatti, la fabbricazione di lussuosissimi e costosissimi apparecchi lanciando la serie Electrola e, al contempo, si abbandonò definitivamente la vendita di scatole di montaggio ed accessori a partire dal 1930. Infatti tali prodotti scompaiono definitivamente e non risultano più disponibili sugli ultimi due cataloghi generali noti del 1930 e 1931. Non solo. La Ravalico si convertì immediatamente alla nuova tecnologia dell’alimentazione integrale da rete, riservando alla sola clientela che ne faceva richiesta, apparecchi ancora alimentati a batterie. La Ravalico investì moltissimo in questa repentina conversione: «due anni di continue e costose esperienze con le valvole schermate ci hanno permesso di ottenere il massimo risultato che è rappresentato dai nostri nuovi modelli. Tutti i modelli sono montati interamente sopra uno chassis metallico cadmiato che ne assicura il perfetto schermaggio e l’assoluta solidità. Ogni singola parte è separata dalle altre e schermata. Lo chassis costituisce un blocco unico, come un motore». Fu così che mise sul mercato la serie di modelli denominati Melodia, Sinfonia, Rapsodia ed Armonia (Fig. 20-21-22-23)… a prezzi da capogiro! Il prezzo più economico si aggirava sulle 2.450 lire per toccare la punta di 5.200 lire! Decisamente una scelta azzardata mettere a catalogo unicamente prodotti di altissima fascia senza dedicare alcun apparecchio a fasce medio-basse. «il presente catalogo illustra solo apparecchi ed accessori di classe. Abbiamo escluso tutto ciò che per essere troppo economico non aveva alcun valore e diventava una spesa dannosa. Perciò, tutto ciò che noi offriamo può essere considerato della migliore qualità».
Il dubbio poi che si continuasse ad importare ancora quasi tutto dall’estero è fondato, dal momento che non disponeva di officine meccaniche e catene di montaggio interne strutturate e attrezzate. Fin dagli inizi, quando la componentistica e il montaggio era decisamente più semplice, non si rese indipendente dall’estero costruendo in proprio i singoli componenti dedicandosi unicamente al montaggio non di serie. Infatti, la Ravalico stessa dichiarava che «la nostra non è una produzione di serie ma di unità singole giacché così solamente è possibile garantire il funzionamento di un apparecchio radiofonico di classe». A maggior ragione, nel 1930-31, la Ravalico era più costretta che mai ad importare semilavorati o addirittura chassis completi dall’estero che richiedevano, per la loro costruzione, una tecnologia avanzata all’altezza di un’industria moderna.
Fu certamente per tutta una serie di fattori concomitanti come lo scarso interesse della clientela per i costosissimi apparecchi offerti, la formidabile e spietata concorrenza nazionale e d estera, i grandi investimenti effettuati, se non per la costruzione, almeno per l’acquisto e l’immagazzinamento della merce, la mancanza di una linea di montaggio in serie degli apparecchi, i pesanti dazi doganali imposti a partire dal 1932 su tutte le merci provenienti dall’estero, l’esiguo utile conseguito o addirittura le pesanti perdite di esercizio, spinsero Domenico Eugenio Ravalico a chiudere prematuramente la gloriosa fabbrica triestina. Infatti dopo il 1931 non abbiamo più notizie circa la produzione dell’Industria Apparecchi Radiofonici D.E. Ravalico.
Conclusasi l'attività produttiva, si dedicò a tempo pieno alla stesura dei suoi famosi testi, quasi tutti pubblicati dalla Hoepli. Nel 1933 mise alle stampe Il Radiolibro che fu uno dei classici della letteratura per radiotecnici del secolo scorso. Dopo questa prima edizione, uscita si può dire all'inizio della diffusione degli apparecchi commerciali in Italia, numerose altre edizioni videro la luce in un arco di tempo lungo più di trent'anni, in un periodo in cui la radio andava diffondendosi sempre più nelle case degli italiani. Una delle ragioni che decretarono il successo di questo libro è la raccolta di schemi e note tecniche di apparecchi commerciali, sempre diversa ad ogni edizione, che costituiva un'importante "banca dati" per i radioriparatori. Il Radiolibro segnò l'inizio della collaborazione di Ravalico con la casa editrice Hoepli, collaborazione durata oltre 40 anni e che vide la pubblicazione di un gran numero di testi dedicati alla tecnica della radio e, poi, della televisione.
Si trattenne a Trieste fino al 1935 ovvero fino alla pubblicazione della seconda edizione del Radiolibro dopodiché si trasferì a Bologna.
La sua attività di autore dedicato espressamente alla radio proseguì con il Radio Libro, che venne poi suddiviso in Radio Elementi e Primo avviamento alla conoscenza della radio. Altri testi degni di nota sono La moderna supereterodinal'Audio Libro, i due volumi che costituivano il Servizio Radiotecnico: Strumenti per radiotecnici e Radio riparazioni, poi L'apparecchio radioApparecchi radio a transistorL'apparecchio radio a transistor e circuiti integratiL'apparecchio radio ricevente e trasmittente e i famosi Schemari di apparecchi radio, vere e proprie miniere di informazioni per tutti i collezionisti e riparatori di apparecchi d'epoca.
Vi fu anche un simpatico libriccino A tu per tu con la mia radio pubblicato nel 1938 dalle edizioni "Il giornale della radio", un interessante vademecum per i non addetti ai lavori, riguardante i vari aspetti della radio.
Continuò poi con Meraviglie dell'elettronica e della televisione, Hoepli, Milano, Da Volta all'energia atomica, Hoepli, Milano, Marconi giovane, La Scuola, Brescia, 1966, Prodigi e 
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