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Radio Ravalico

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Forse sull’autore più famoso di testi dedicati alla radio si sa in realtà molto poco. Scarne sono le informazioni reperibili su internet o sui suoi testi. Nessuna fotografia, nessuna nota biografica, niente di niente. Proviamo comunque a fare un po’ di luce sull’argomento.
Domenico Eugenio Ravalico nacque fra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900 nell'area fra Gorizia e Trieste. Probabilmente frequentò gli studi presso il Regio Politecnico di Milano perché si desume dalla dedica nel suo primo volume Le recenti conquiste delle scienze fisiche che Ravalico scrisse «all'illustre professore Oreste Murani in segno d'ammirazione […]» titolare della cattedra di Fisica Tecnica. Domenico Eugenio Ravalico «fu tra i primi sperimentatori del mondo, e fece conoscere la radiofonia, questa meraviglia dell’ingegno umano, sia mediante i suoi numerosi scritti sulle riviste che con le sue varie pubblicazioni».
La prima pubblicazione in assoluto di Ravalico fu Le recenti conquiste delle scienze fisiche, Sonzogno, Milano, 1920 (Fig. 1). L’autore si sofferma sulle diverse applicazioni dell'epoca dei raggi X, della radioattività e delle radiocomunicazioni. Iniziando così, per le radiocomunicazioni, quella che sarebbe stata la sua principale area di attività nel corso della sua lunga carriera di autore di testi di radiotecnica.
Nello stesso anno pubblicò Radiotelefonia, Lattes, Torino-Genova, 1920 (Fig. 2) e poi a seguire una serie incalzante di pubblicazioni come il libro Calcolo infinitesimale, Sonzogno, Milano, 1921 e ancora La tecnica degli apparecchi elettrici per la collana Avviamento alle Industrie, F. Battiato, Catania, 1921, per proseguire con Centrali elettriche,Vallardi, Milano, 1922 e le utilissime pubblicazioni pratiche come La telefonia senza fili pratica,Cappelli, Bologna,1924, e la famosissima e più nota guida pratica Come si costruiscono i radio-ricevitori, Edizioni della Radio Ravalico, Trieste, 1926 (Fig. 3).
Nonostante questo pressante impegno editoriale, Ravalico, nel 1921, ebbe pure modo di fondare una piccola azienda denominata “Industria Apparecchi Radiofonici D.E. Ravalico” a Trieste in via dell’istituto, 37 con rappresentanti in ogni regione d’Italia ed a Vienna, Cairo, San Paulo del Brasile e Shillong in India (Fig. 4). Di fatto, risulta in assoluto la prima azienda italiana di radiofonia dopo la Marconi di Genova e la SITI di Milano. Come la stragrande maggioranza delle aziende italiane, anche la Ravalico, almeno agli inizi, commercializzava esclusivamente parti staccate e solo dopo qualche anno, affiancò pure la produzione di apparecchi finiti. A differenza però delle maggiori sorelle italiane, questa azienda mai produsse in proprio i singoli componenti, preferendo la selezione e l’assemblaggio dei migliori del momento sul mercato internazionale. 
Già nel 1926 la Ravalico, contrariamente a quanto si possa immaginare, considerava già marginale la sua attività commerciale di parti staccate e scatole di montaggio dando maggior risalto agli apparecchi finiti e pronti all’uso, così come si evince sfogliando tutti i cataloghi in mio possesso dal 1925 al 1931. Quindi non era molto differente dalla SAIR di Torino, dalla Unda di Dobbiaco, dalla Zamburlini e SITI di Milano, tanto per citarne alcune.
Oggigiorno, molti collezionisti cadono in errore nel considerare la Ravalico solo una piccola e semplice, quasi sconosciuta azienda commerciale di parti staccate e scatole di montaggio. Come spesso si sbagliano a considerare ed etichettare qualsiasi radio sconosciuta, anonima o autocostruita “una Ravalico”.
La Ravalico, nel confezionare le proprie scatole di montaggio, selezionava con cura fra migliaia di circuiti esistenti all’epoca, quelli  che risultavano di più facile realizzazione e permettevano di ottenere i migliori risultati. Ogni scatola di montaggio, che all’inizio erano delle bellissime scatole in legno con coperchio incernierato e contrassegnate con targhetta metallica esterna (Fig. 5a-5b) e solo in un secondo momento furono realizzate in un più economico cartone (Fig. 6a-6b), conteneva tutto il materiale occorrente alla costruzione dell’apparecchio, scelto tra il migliore esistente sul mercato, il pannello frontale in ebanite preforato, tutto l’assortimento di viterie varie, pinze e cacciaviti, il necessario per le saldature, compreso il saldatore stesso, il filo e i vari collegamenti, le tavole e le istruzioni per il montaggio ma non le valvole, batterie, altoparlante e l’antenna. Per sottolineare la bontà di tali scatole, la Ravalico sottolineava il fatto che i migliori apparecchi finiti in vendita a catalogo venivano costruiti utilizzando proprio le scatole di montaggio stesse (Fig. 7).  Ad ogni modo erano molto convenienti: il modello Supereterodina ad 8 valvole costava lire 2.300 (Fig. 8) contro lire 995 della corrispondente scatola di montaggio, oppure il modello Magico Cinque lire 1.200 (Fig. 9) contro lire 720 del corrispondente kit.
Agli inizi la D.E. Ravalico produceva radioricevitori (pronti o da montare) configurati a leggìo e a valvole esterne come i modelli Radiodina tipo 5, Radiodina tipo 7, Stabilidina, C.119 bis a 4 e 5 valvole e il modello T.A.T. (Figg. 10-11-12-13). Dopo il 1926 vennero prodotti apparecchi con mobile minimale, ampio pannello in ebanite nera e valvole entrocontenute come i modelli Standardina, Supereterodina 8, il Magico Cinque e il modello Darling (Fig. 14). È a partire dal 1927-28 che la Ravalico sposta l’attenzione sempre più sulla facoltosa clientela e meno sugli squattrinati radioamatori dedicando sempre più cura al design dei contenitori. Raffinati mobili riccamente decorati con intagli, cornici, rombi, pannelli bugnati a diamante, dentelli, ovoli, insomma, un ricco campionario decorativo applicato alla parte lignea delle cassette viene prodotto nei nuovi locali di via 
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